PISA. Un’autopsia a distanza di quasi vent’anni dalla morte. Un corpo da riesumare con l’obiettivo di trovare risposte che la scienza dell’epoca non poteva dare e che oggi può, invece, fornire nella ricerca della verità sulla fine di un giovane di 26 anni in una caserma dei parà.
Nell’inchiesta per omicidio volontario sulla morte di Emanuele Scieri, la Procura ha disposto la riesumazione del cadavere del paracadutista di Siracusa, il cui corpo venne trovato intorno alle due del pomeriggio del 16 agosto 1999 ai piedi della torre di asciugatura dei paracadute della Gamerra, storica caserma di addestramento dei paracadutisti della Folgore.
Un decesso archiviato nei primi anni Duemila con la consapevolezza di non essere riusciti a trovare i colpevoli di quello che era stato ipotizzato come un omicidio preterintenzionale. Ora lo scenario è cambiato. E si procede contestando ai tre indagati la volontarietà della morte di Scieri nel momento in cui, dopo la caduta dalla torre, lo avrebbero lasciato morire, coprendolo persino con un tavolo per non far scoprire subito il corpo. Un contesto di nonnismo spinto fino alle conseguenze più tragiche. E avvolto per anni in un’omertà nei ranghi della Folgore, a ogni livello, che rischiava di diventare impunità.
Il procuratore capo Alessandro Crini e il sostituto Sisto Restuccia hanno convocato per mercoledì negli uffici di via Beccaria gli indagati, i loro difensori e le persone offese, la mamma e il fratello di Emanuele
Sarà l’occasione per mettere a confronto i consulenti delle parti in modo da concordare i tempi della riesumazione delle spoglie dell’aspirante avvocato siciliano, sepolto nella sua Siracusa.
Cosa potrà dire il corpo di Scieri a quasi 20 anni dalla tumulazione solo i medici potranno interpretarlo. Il passaggio dell’autopsia è uno snodo fondamentale nell’inchiesta. Almeno per confutare la qualificazione del reato. Ai tre indagati la Procura contesta l’omicidio volontario in concorso. Secondo l’accusa gli ex commilitoni Alessandro Panella, 40 anni, di Cerveteri (arrestato ai domiciliari e da mesi con il solo obbligo di firma); Andrea Antico, coetaneo, residente in provincia di Rimini; Luigi Zabara, 41 anni, di Frosinone, la sera del 13 agosto 1999 dopo aver fatto spogliare e picchiato Scieri lo avrebbero obbligato a salire sulla torre di asciugatura e poi fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle dita. Di qui la caduta a terra della recluta e la fuga dei caporali.
Secondo i periti della famiglia Scieri, il giovane morì dopo qualche ora di agonia. Un soccorso immediato avrebbe potuto salvarlo è l’elemento alla base dell’accusa di omicidio volontario visto che il preterintenzionale si è prescritto nell’agosto 2017. L’autopsia servirà a stabilire, nei limiti che anche la scienza forense può avere, se il decesso di Emanuele sia stato immediato o se i mancati soccorsi abbiano condannato a morte il parà siciliano.
Nell’ordinanza di arresto per Panella il gip aveva scritto: «L’ipotesi di omicidio volontario appare corroborata dal supplemento peritale nel quale il dottor Maremmani, rianimatore, precisa che Scieri ebbe sicuramente una permanenza in vita compatibile con la possibilità di un efficiente soccorso in grado di scongiurare il decesso». A distanza di vent’anni quel corpo offeso e abbandonato in mezzo ai calcinacci in una caserma, potrebbe raccontare quella verità che nel 1999 forse non fu cercata con l’ostinazione di oggi.
Pietro Barghigiani