PISA. No all’estradizione nelle carceri belghe perché «precarie, disumane e sovraffollate».
È la richiesta dell’avvocato Andrea Di Giuliomaria alla Corte d’Appello chiamata a decidere sull’estradizione dell’artigiano di Pontedera, Riccardo Cipolli Scali, 53 anni, rimasto coinvolto in un’inchiesta giudiziaria a Bruxelles. L’uomo è indagato in concorso con altre quattro persone per il reato di associazione a delinquere finalizzata alla coltivazione e alla detenzione illecita di marijuana: nella casa intestata a suo nome hanno trovato 700 piante di canapa indiana. Ora è in carcere a Pisa.
La Corte d’Appello ha rinviato l’udienza a marzo chiedendo nel frattempo allo Stato belga «informazioni concrete e non generiche circa le condizioni di detenzione dell’istituto di destinazione del Cipolli Scali e la sussistenza nello stesso dei servizi minimi quali la regolarità dei pasti, l’accesso alle cure mediche, le condizioni di igiene delle celle, la possibilità di contatto con il mondo esterno, soprattutto, con i difensori».
La condizione precaria degli istituti penitenziari dello Stato del Belgio è stata denunciata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo con la sentenza che ha condannato il Belgio per sovraffollamento carcerario, nonché i problemi e la fatiscenza degli stabilimenti penitenziari. «Se l’autorità belga non fornirà entro la data indicata concrete e specifiche garanzie allo Stato italiano il signor Cipolli Scali sarà rilasciato – spiega l’avvocato Di Giuliomaria –. Abbiamo poi posto un’altra serie di questioni formali relative agli atti presenti nel fascicolo che potranno, esse stesse, al di là delle rassicurazioni attese nei termini indicati, essere oggetto di motivo di rifiuto alla consegna del detenuto».
DA ILTIRRENO.IT